Poesie
Al sole della vita
(100) Aspettando te
Cesenatico
(100) Sulle sabbie del cuore
Dentro l'anima
(93) Ci sono uccelli i più goffi e scuri che quando infreddoliscono sul nodo d'un ramo, in tutto assomigliano a quel nodo. (Alberto Bevilacqua)
Drudylla
(100) Anima mia
Fra i rami
(100) Andando per le vie
Il canto del pellegrino
(100) Sottobosco della vita
La poesia è morta
(100) Viva la poesia
Orme lontane
(100) Ricordati di me
Se non puoi
(100) Esistenze in negativo
Segreti versi
(100) Indicibile del mondo
Senza quadrature
(100) Da sempre - per sempre
Tra prosa e poesia
(100) Io -per sbaglio-
Raccolta: Cesenatico
Potrei
Anch’io per solitudine potrei,
così come per solitudine tu fai,
senza speranza, senza amore,
così come uno svago
per accorciare la vita.
Ironia in questo insegnamento,
aveva lo scopo d’aprirmi
alla sensualità della vita
ed invece
più mi serra -in me-
Sono compagna mia -di una attesa-
che sia morte
del vedere, del sentire,
del pensare, del capire,
dell’amare, del gioire.
Potrei, perché escluderlo,
riprendere il “normale”
nelle mani
farne un gioco dentro il giorno,
uno dopo l’altro fino alla fine,
ma non sopporto l’immagine
allo specchio del futuro.
Odio i silenzi,
gli sguardi assenti, le lacrime
il ricordo, le inefficienze,
le malattie obbligo del bisogno.
Finirò prima, ancor lucida,
quando sembrerà
d’essermi messa a posto la vita
per non lasciare agli altri il compito
di sistemarmi la morte.
Al resto
ci penserà il destino altrui,
il tempo loro che batte
il rintocco di un annuncio,
di un arrivo
sempre più vicino,
sempre più temuto
… allora, sarò remota, occupata
ad ascoltare quell’istante
che all’anima non fa rumore.
così come per solitudine tu fai,
senza speranza, senza amore,
così come uno svago
per accorciare la vita.
Ironia in questo insegnamento,
aveva lo scopo d’aprirmi
alla sensualità della vita
ed invece
più mi serra -in me-
Sono compagna mia -di una attesa-
che sia morte
del vedere, del sentire,
del pensare, del capire,
dell’amare, del gioire.
Potrei, perché escluderlo,
riprendere il “normale”
nelle mani
farne un gioco dentro il giorno,
uno dopo l’altro fino alla fine,
ma non sopporto l’immagine
allo specchio del futuro.
Odio i silenzi,
gli sguardi assenti, le lacrime
il ricordo, le inefficienze,
le malattie obbligo del bisogno.
Finirò prima, ancor lucida,
quando sembrerà
d’essermi messa a posto la vita
per non lasciare agli altri il compito
di sistemarmi la morte.
Al resto
ci penserà il destino altrui,
il tempo loro che batte
il rintocco di un annuncio,
di un arrivo
sempre più vicino,
sempre più temuto
… allora, sarò remota, occupata
ad ascoltare quell’istante
che all’anima non fa rumore.
Pubblicato: venerdì 8 aprile 2011
Alle ore: 15:58:11
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