Il cielo è gravido di nebbia
e le cime degli alberi sono cadute
alla sua coltre.

Uno scialle leggero
intorno alle spalle del bosco
alla mia finestra canta
il silenzio della creazione.

Lascio che si accosti al mio cuore
il frullio d'ala d'uccelli infreddoliti
che, affamati, porgono il becco
dischiuso alle briciole di pane
messe alle tegole, in loro attesa.

Si disintegrano gli attimi del tempo
alle lancette ferme del pensiero
nel sentimento nascosto
alla nebbia dell'ignoto parlare.

Non lo conosco e mi è amico,
non lo abbraccio e gli voglio bene,
non si muovono i passi vicini
e le mani non si stringono
in questo viaggio della vita,
estranei e lontani
in queste anime pellegrine
che solcano il fango del mondo
stringendosi forte
per non sporcarsi i sogni.