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Raccolta: Le mie stanze
Assente
Ho fumato otto sigarette nella notte e bevuto quattro caffè in una sola ora, mi scaccolo il naso con gli occhi fissi al video e attacco i residui stomachevoli del mio corpo ovunque capita, come un bimbo alle elementari, senza schifo, senza vergogna. Guardo la pentola sul fornello che alle otto del mattino già parla di patate lesse, spettegola dicendo che son morte dignitosamente per spandersi alla farina dei futuri gnocchi. E penso di vedere tutto il mondo nel terrazzo, riflesso nel vetro specchio dell’infisso, che rimanda un pezzo della gamba di mia madre, anche lei, seduta a fissare il vuoto suo, dico si va bene ad ogni inutile interrogazione sbiascicata nelle domande futili, fatte solo per riempirsi di sua voce, e della mia, che le fa compagnia, come una solitudine ad altra solitudine. Rifletto sul passato senza scene di ricordi, ci vedo un vuoto immenso nel mio stesso esistere, essere stata vana in ogni azione, aver perduto ogni parola non segnata, ogni sensazione provata e poi negata. Mi distraggo, e vedo il tempo fermo ai panni stesi, immobili, come me quando il vento della vita non cammina. Questa eternità degli attimi fa un gran male, al corpo, al cuore, all’anima… eppure non si sente, si vede che l’eternità non duole a chi, dopo tanto dolore, ha deciso di non sentire niente. E corpo, cuore ed anima vanno a farsi fottere, inghiottiti dall’inferno di un esistere che si è portato avanti piano piano, lentamente, fino a distruggere quel poco di umanità che al quotidiano appello risponde senza voce: “Assente”.
Lo so, l'incipit è stomachevole nella rappresentazione di un comportamento umano che, a leggerlo negli altri, ci indigna di schifo, non l'ho scritto per caso, ma l'ho voluto. Come fotografia della nostra parzialità di giudizio, dove ci facciamo assenti, indifferenti al nostro negativo, vigili e presenti al disdicevole del mondo… e siamo noi il mondo. Facciamo parimenti con la natura, gli attacchiamo ovunque le scorie nostre, ed ugualmente ci comportiamo con i sentimenti, i nostri sono sempre buoni, quelli degli altri sempre cattivi. Ci dimentichiamo, nel valutare i fatti della vita, che siamo uguali, e tutti gli altri vedono, parlano ed agiscono così come facciamo noi… e, se male c’è, è nell’ovunque dell’umanità, seminato dal pensiero e dall’azione di ogni uomo.
… eppure è così semplice: ciò che sentiamo
è parzialmente vero,
ciò che ricordiamo è parzialmente falso.
... la vita è una sequela
interminabile
di non voglio ma devo,
di vorrei ma non posso
... messinscena
del non voluto,
negazione del bramato.
Lo so, l'incipit è stomachevole nella rappresentazione di un comportamento umano che, a leggerlo negli altri, ci indigna di schifo, non l'ho scritto per caso, ma l'ho voluto. Come fotografia della nostra parzialità di giudizio, dove ci facciamo assenti, indifferenti al nostro negativo, vigili e presenti al disdicevole del mondo… e siamo noi il mondo. Facciamo parimenti con la natura, gli attacchiamo ovunque le scorie nostre, ed ugualmente ci comportiamo con i sentimenti, i nostri sono sempre buoni, quelli degli altri sempre cattivi. Ci dimentichiamo, nel valutare i fatti della vita, che siamo uguali, e tutti gli altri vedono, parlano ed agiscono così come facciamo noi… e, se male c’è, è nell’ovunque dell’umanità, seminato dal pensiero e dall’azione di ogni uomo.
… eppure è così semplice: ciò che sentiamo
è parzialmente vero,
ciò che ricordiamo è parzialmente falso.
... la vita è una sequela
interminabile
di non voglio ma devo,
di vorrei ma non posso
... messinscena
del non voluto,
negazione del bramato.
Pubblicato: domenica 11 settembre 2011
Alle ore: 08:51:41
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