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Raccolta: Le mie stanze
Chissą perché
Chissà perché si tende a ricordare solo l’irruente passionalità degli uomini e della natura, ci sconvolge sempre la visione delle inondazioni e dell’odio, dei terremoti e dell’amore, forse perché sono eventi non controllabili che sfuggono al nostro volere e ci fanno stare immobili e impotenti davanti ai limiti in noi esistenti.
Visioni che alienano la mania di grandezza che frantumano in un istante la presunzione di superiorità faticosamente costruita.
Certo, rendersi conto che basta un semplice sentimento a dissolvere l’equilibrio razionale del momento, che è sufficiente un sussulto dell’ambiente per gettare in mare ogni possedimento, è cosa veramente preoccupante. Una paura che non fa dormire, non fa sognare e lenta prende dimora nella mente, spingendoti incessantemente a lottare. Studi e fai progetti organizzi vie di fuga, evacuazioni, per salvare il poco e caro che hai al mondo.
Chissà perché si ricorda nulla o niente di quelle giornate sparse dentro gli anni, tante, silenziose, anonime, in cui il mare è una tavola d’argento, il cielo un pascolo rovesciato che mostra solo il bianco mantello del suo gregge, il vento la carezza delicata della mamma, il sole l’antica e tiepida coperta della nonna.
Chissà perché sto qui a pormi tali domande, forse sarebbe meglio andare subito a godere queste cose, anche se domani, pur sforzandomi, non le ricorderò.
Visioni che alienano la mania di grandezza che frantumano in un istante la presunzione di superiorità faticosamente costruita.
Certo, rendersi conto che basta un semplice sentimento a dissolvere l’equilibrio razionale del momento, che è sufficiente un sussulto dell’ambiente per gettare in mare ogni possedimento, è cosa veramente preoccupante. Una paura che non fa dormire, non fa sognare e lenta prende dimora nella mente, spingendoti incessantemente a lottare. Studi e fai progetti organizzi vie di fuga, evacuazioni, per salvare il poco e caro che hai al mondo.
Chissà perché si ricorda nulla o niente di quelle giornate sparse dentro gli anni, tante, silenziose, anonime, in cui il mare è una tavola d’argento, il cielo un pascolo rovesciato che mostra solo il bianco mantello del suo gregge, il vento la carezza delicata della mamma, il sole l’antica e tiepida coperta della nonna.
Chissà perché sto qui a pormi tali domande, forse sarebbe meglio andare subito a godere queste cose, anche se domani, pur sforzandomi, non le ricorderò.
Pubblicato: venerdģ 27 agosto 2004
Alle ore: 19:44:44
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