Prose

Io e te
(1) Il viaggio
Le mie stanze
(41) Assenze d'esistenza
Raccolta: Le mie stanze
Credo
Credo sia per tutti, come per me, avere dentro quell'attesa, ed insieme quella curiosità, di soffermarsi lungamente nella visione di immagini e video che rappresentano i bimbi, gli animali e la natura in tutte le loro manifestazioni. Io, ora, mi sto domandando il perché.
Credo d'averne individuato il motivo nel bisogno inconscio di ritrovare l'innocenza istintiva della materia, quello stato incorrotto che abitava il mondo prima della conoscenza, della parola, della civiltà.
Sono ormai molti anni che ho spento la televisione per allontanarmi dalla ripetitività delle informazioni sociali, politiche, economiche e morali degli uomini, eppure, il vizio della comunicazione, non l'ho ancora perso.
Il computer è la nuova informazione libera, fatta dal popolo, e non dai mestieranti.
Nelle comunità virtuali ti capita di leggere di tutto, le idee personali di ognuno, e quelle prese in prestito dai mass media, da quelle agenzie informative che si dicono libere e da quelle che sono di parte o partito, comunque si voglia dire. Le leggo e cerco di mantenermi distaccata, di non permettere alla mia intelligenza d'inquinarsi, generando in me pensieri degeneri e sofferenti, di delusione e di insofferenza, di rabbia e di odio, ma è impossibile l'immunizzazione dei sentimenti.
E soffro e mi arrabbio, perché capisco che l'umanità non vuole cambiare, che io non la posso cambiare, che gli ideali, le politiche e le religioni hanno altro da rimestare... capisco che solo Dio ci può salvare.
Posso ricorrere solamente a Lui per dare un senso alla continuazione della vita, per trovare la forza necessaria a portare avanti i giorni nella meccanicizzazione delle azioni sociali in un mondo privo di significato.
E penso a quella frase “Le religioni sono l'oppio dei popoli”, e mi vien voglia di aggiornarla in questo modo: “Le politiche, le economie, le tecnologie, i passatempi d'ogni genere sono l'oppio dei popoli” … ma bisogna drogarsi per sopportare il dolore che deriva dalla coscienza delle nostre inettitudini, per stordire, sedare, dimenticare che gli esseri umani sono incapaci di amare, che hanno più dimestichezza e sfrontatezza nel realizzare il male per se stessi e per gli altri, piuttosto che il bene.
Sono bravi a criticare, piuttosto che a consigliare; a maledire, piuttosto che a benedire; a rubare, piuttosto che a lavorare; a respingere, piuttosto che abbracciare; ad uccidere, piuttosto che a salvare.
Credo che la nostra specie abbia raggiunto l'avaria a causa di un cattivo instradamento delle proprie potenzialità.
Allora non mi resta che immaginare un mondo senza confini, politiche ed economie, privo di catalogazioni e ripartizioni geografiche, dove ognuno possiede tutto ed appartiene a tutto, dove l'unica cultura è quella dell'amore, la sola in grado di contenere, armonicamente, le innumerevoli diversità dell'umanità.
In questo pensiero del mio mondo sono, come Alice, incoscientemente e ciecamente serena... e penso: “Che importa se gli altri mi definiranno uno struzzo, o una indifferente, tanto lo so che ciò che siamo finirà.
Perché ogni vita muore, insieme ad altri o da sola la vita se ne andrà; in un mondo giusto o ingiusto, in pace od in guerra la vita finirà”.
Dovrei aggiungere la mia voce al coro delle voci inascoltate? A che prò? Non servirebbe a nulla.
Se la specie umana vuole salvarsi da sola senza l'oppio di Dio e senza spargimento di sangue, abbia ben chiaro questo concetto: “Gli uomini della terra contestualmente, nello stesso istante dovranno scegliere una regola morale, sociale ed economica accettata ed applicata da tutti, altrimenti è la guerra, quella definitiva che non lascia scampo neanche alla poca salute della natura che ci ospita”.
E poiché mi pare una realtà di lontana, se non di impossibile realizzazione, ho deciso che il mio mondo è adesso e, dentro di me, lo faccio come lo desidero, suggerendo a voi tutti: “Si salvi chi può”.
Anche la strenua lotta è un oppio, e viene utilizzata dagli illusi di se stessi come senso della vita, ma, la “lotta”, contiene nel suo termine il principio della contrapposizione e, piuttosto che unificazione, genera divisione, sopraffazione, tirannia, perché si sa, si lotta per vincere e l'umanità che perde vive sottoposta in schiavitù morale, politica, economica e religiosa.
Non abbiamo scampo.
Inaccettabile, quell'idea della omologazione, eppure, brutto termine a parte, rende fattibile la sopravvivenza della specie umana baipassando spargimenti di sangue, trucidazioni ed orrori, terrorismi e guerre.
E comunque, nel mio mondo interiore, poiché sono io la dittatrice, ho deciso che mi libererò di tutto per tornare ad essere me stessa, perché l'uomo non mi ispira fiducia, e desidero essere salvata da Dio.
Pubblicato: martedì 17 novembre 2015
Alle ore: 15:51:00
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