Prose

Io e te
(1) Il viaggio
Le mie stanze
(41) Assenze d'esistenza
Raccolta: Io e te
Il viaggio
Dovrei parlarti di me e non trovo parole per raccontarmi al tuo animo. Ma tu sei qui, e cerchi qualcosa che colmi i vuoti del mondo, che sazi la fame d'emozioni a cui la vita ci ha abituati, perchè sei come me e non ti arrendi all'aridità dei giorni; alla sterilità dei rapporti; alla scomparsa dei sentimenti; alle'esilio della poesia della vita.

Perchè io e te siamo uguali nell'oscurità del dolore; nella lotta per la sopravvivenza; nell'estasi allo sguardo della natura; nella rabbia per le ingiustizie; nella speranza di un mondo migliore; perchè siamo fratelli, in quel sogno che ci vedrà in pace, felici e colmi d'amore.

Quando t'inoltri alla selva della vita, fiducioso e privo di scaltrezza, in cerca del tuo paradiso in terra, abbi cura di serbare nel bagaglio alla schiena la grande ricchezza della poesia. Sarà per te la sola ed unica vera amica.

Ella sarà il flebile sussurro di paradiso che udrai ogni qualvolta il buio, il freddo, il silenzio, la fame ed il dolore muteranno il cammino alla selva in un tormentato girone dell'inferno. La poesia ti aiuterà a non aver paura, ridando luce e colore al mondo circostante, restituendoti alla verità del tuo viaggio che è privilegio d'amore alle zolle del paradiso.

Non voglio scrivere un libro, desidero solamente raccontare i giorni a me stessa, confusi e convulsi, d’istinto così come accadono, cercando, al loro termine, di mettere i punti e le virgole nei posti esatti dell’esistenza.

Da oggi imparerò a riprendermi il tempo che la vita mi ha portato via. Quello rapito dai fatti, dalle incombenze, dai doveri, dai futili obblighi della quotidianità.
Tra un attimo varcherò la soglia che, dalla fase adulta, mi collocherà nel limbo esistenziale dell’anzianità, e credo sia giusto e doveroso, per me, valutare e perseguire la realizzazione di un nuovo modo di esistere.
Ritengo d’aver fatto tutto il mio possibile, nei primi due trentenni, per concretizzare il mio ruolo di donna, figlia, moglie, madre, lavoratrice ed amica.
Ora ho bisogno di tempo per capire chi ero prima che la giostra della vita mi legasse al calesse come un cavallino, portandomi a correre e saltare da un camion all’auto e dall’auto al treno, ed ancora dal treno all’aereo, per poi saltare su di un carretto e tra scossoni e sobbalzi trovarmi a cavalcioni su di una moto che, d’improvviso, mi sputa nella zucca di cenerentola lasciandomi senza respiro a guardare il mondo dalla parte di chi è felice d’esistere.
E’ solo un attimo di perdita di contatto con la realtà, poi tutto ritorna ai suoi contorni, alle sue sfumature, alle sue ombre. Un battito di tregua, di incoscienza, di estasi, di riposo, servito a scoprire il senso della vita, quella bestemmiata e rinnegata giorno e notte ed ingoiata a forza tra lacrime e dolori, che subito mi ritrovo sul camion dei pompieri a dimenarmi in quel vortice di progetti e sogni creati, inseguiti, uccisi e sepolti al cumulo di sorrisi e smorfie dalla mimica facciale inespressiva in un tempo lunghissimo e ripetitivo al pari di un girone dell’inferno dantesco.
Per tutto questo, che a me è chiarissimo e a te incomprensibile come un farneticare confuso e folle che, oggi, lascio che il mocio lavapavimenti giaccia in bilico al centro della cucina poggiato al bordo del tavolo da pranzo sorretto da una stecca dello schienale della sedia.
Per tutto il mio passato, a te sconosciuto, lascio che, il campanello di fine lavaggio della lavatrice, trilli ininterrottamente con uno stridio aggraziato e fastidioso, a ricordarmi che il tempo è tornato impietoso, pronto a riprendersi il mio fiato, quel poco rimasto, per farmi goffa e lenta, ansimante nei movimenti.
E’ tornato a perpetrare il suo furto, è di nuovo qui a rubarmi le forze, i pensieri, i sentimenti, i sogni, perché è malevolo e volutamente agisce in modo che ogni microscopica particella del mio essere terreno ed ultraterreno sprofondi in un pozzo buio, profondo ed inaccessibile, dove né io, né alcuno possa vederli.
Ma la mia stanca umanità brulica, freme, sobbolle, tumulta e, stavolta, dovrà attendere, perché ho finalmente compreso che lui è per me, e non io per lui.
Lui non vuole credere a questo mio ravvedimento, ancora non pensa possibile che, alla sua scuola, ho imparato dai mille rimandi e dalle cento bocciature a studiare di notte, sottraendo ore al sonno.
Lui non può accettare che, nei cumuli di problemi a cui mi ha forzato, ho trovato le strade della fantasia dove ho disseminato colore e poesia, mentre le mani ed il cuore non stavano mai fermi creando e ricreando dalle stesse cose, dagli stessi attimi, dagli stessi respiri.
Non può tollerare che, la sua asinella, oltre a ragliare ha imparato a cantare a squarciagola, ed ha ballato i suo tanghi con le scarpe a punta sopra tacchi a spillo irrobustendo i muscoli del cuore fortificando la volontà che rende libera l’anima.
Lo accetterà, un giorno.
Dovessi impiegarci tutti i respiri del suo gioco, dovrà arrendersi.
Perché quando lui finisce, io inizio.
Mi sono data un compito nel futuro trentennio, perché ho intenzione di vivere fino a novant’anni, o almeno, è certo che ci proverò.

 
Pubblicato: venerd́ 10 febbraio 2023
Alle ore: 17:20:20
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