Prose

Io e te
(1) Il viaggio
Le mie stanze
(41) Assenze d'esistenza
Raccolta: Fiumi di parole
Rassicurati, io no!



Ciao foglio bianco, come stai?
E' da tanto che noi due non ci si mette faccia a faccia!
Lo so è colpa mia!
Mi sono lasciata prendere dalla vita e non ho più avuto tempo per te.
Oggi, ripenso ai giorni in cui mia madre mi rimproverava dicendomi: stai sempre davanti al computer a fare tic tac.
Ora lei non c'è più, ha terminato il suo viaggio sulla terra e, dopo un lungo travaglio, ha partorito il paradiso per la sua anima.
Ti ricordi di quando ti scrivevo dei dolori dell'anima mia?
Credevo che non fosse possibile provarne di più grandi e devastanti, ma mi sbagliavo.
Nel tempo del nostro silenzio ho avuto modo di scoprire che avevo torto.
Non c'è limite alla grandezza di un dolore!
Ti confesso che faccio persino fatica a ricordare la posizione dei tasti da battere sulla tastiera, tanto mi si sono anchilosate le mani ed, al contempo, provo una timida gioia nel rifare questi movimenti dopo così tanti anni.
In te non percepisco alcun cambiamento, tale eri e tale sei rimasto, ma io, oh io si che sono cambiata, e non solo fisicamente a causa del decadimento fisico, ma soprattutto interiormente.
La mia personalità si è semplificata!
O forse è più giusto dire che si è purificata.
I pensieri non si accavallano più, hanno intrapreso un cammino lento, tanto lento che a volte ho l'impressione di non pensare e, a guardarti, mi accorgo di scrivere con meno errori, oppure sei tu che, per educazione, non fai apparire tutti quei vermetti sotto le parole e lasci correre le imperfezioni della scrittura per non offendermi.
In tal caso sei cambiato anche tu, mostrando sensibilità ed educazione.
Ho perso dimestichezza con te, non mi ricordo neanche come giustificare il testo di una pagina, ma con calma andrò a ripescare la conoscenza dal fondo di me stessa e lo farò.
Con calma però, con lentezza, senza fretta, ignorando lo scorrere delle lancette sulla sveglia. Io non la guardo ma lei si fa sentire: tac tac tac tac tac.
Sai cosa vedo quando distolgo lo sguardo dal tuo sfolgorante bagliore?
Una casa vuota ed uno spicchio del suo giardino lasciato alla libertà della natura, un lembo di bosco pronto a lasciar cadere castagne alla furia dei venti ed il sole che sparge lampi di luce e calore sulla poltrona in veranda accanto alle mie piccole talee di lavanda che ho piantato con la speranza di moltiplicarle in previsione della futura primavera.
E poi c'è il silenzio che parla di guerra attraverso la tv.
Quante guerre mio caro, quante guerre, e quanti morti, troppi morti , solo morti, anziani, donne, bambini.
E quante ragioni e torti, quante indifferenze ed ingiustizie, quanta prigionia e fame, ed armi, armi, armi sempre più sofisticate, sempre più letali.
Il mondo potrebbe finire ora per quanto si è ingigantita la stupidità umana e non v'è ragionevole intelligenza che abbia il coraggio di urlare basta, e si domanda perchè lo abbiamo rotolato ad un passo dall'estinzione, mentre i poveri ed i dimenticati della terra chiedono sempre e solo rispetto, dignità, cibo e quelli come me, che non sono pochi, ma neanche tanti, si frustano l'anima ogni giorno perchè hanno perduto la speranza di poterlo aiutare.
Come puoi combattere i grandi poteri economici delle diverse nazioni che tendono ognuna a tirare acqua al proprio mulino a discapito delle altre?
Allora devi fare lo spettatore e la pecora indossando i panni del cittadino obbediente e disciplinato che si infila le scarpe ogni mattina e cammina la via che gli è stata messa sotto i piedi, proseguendo la vita pregando Dio, anche quando il dolore dell'esistenza gli ha strappato la fede dal cuore.
Rassicurati, io no! Sono riuscita a tenerla viva in me, o meglio, è stata lei a mantenermi viva quando le miserie umane mi attaccavano singolarmente o in gruppo con l'intento di finirmi, ma come puoi vedere sono ancora qui, non senza cicatrici e ferite ancora tumefatte e sanguinanti, in equilibrio sul traballio delle gambe stanche e doloranti come il resto del corpo che, finalmente, può comprendere e condividere tutto il dolore dell'anima.
Avevo dimenticato quanto piacevole fosse l'oblio che invade la mente quando è davanti a te.
Quel cancellarsi di domande che si abbraccia alla dissolvenza dei pensieri, mentre gli occhi si chiudono di stanchezza alla tua luce e la bocca si spalanca allo sbadiglio del giorno cacciando fuori tutta la caducità delle azioni compiute dall'ininterrotto e ciclico succedersi delle albe e dei tramonti, producendo una catarsi dei sentimenti, delle speranze e dei progetti che si erano svegliati con te al sorgere del sole, ed ora lasciano spazio dentro, un vuoto da riempire con il cibo della cena, con le ombre della notte mentre, chiudendo le finestre, lanci uno sguardo frettoloso all'orlo degli alberi che delimitano il cielo dalla terra, e ti sorprendi a rovistare tra le nuvole per scorgere qualche stella che ancora brilli di umanità al chiarore della luna.
Un attimo che ti atterrisce, mentre sfugge una lacrima sul davanzale, a naso puntato verso l'universo, perchè turba ed infrange la faticosa e conquistata imperturbabilità, quella che fai crescere ogni giorno ed ogni notte nel pianto mai nato.


Buongiorno mio caro, sono le cinque e venti di un mattino umido e piovoso ed io ho già assolto ad una decina di doveri domestici.
Mi sono ritagliata una briciola di tempo per te, per me, per appuntare qualche pensiero nel silenzio delle umanità.
Ho acceso la tv sul canale di Padre Pio, diffonde una musica tanto piacevole sino all'ora della recita del primo rosario, seguito dalle lodi e dalla santa messa.
La sedia è scomoda e le mie membra un contenitore di dolori sparsi.
Mi manca la presenza di quel corpo gracile e sofferente nella camera da letto di mia madre, è una dipendenza difficile da perdere l'accensione del programma delle videocamere per controllare le angosce della sua malattia.
La demenza è un male terribile.
Vedi il tuo caro dimenarsi di spasmi tra una allucinazione e l'altra, lo senti urlare incessantemente parole e discorsi senza senso, mentre ti sforzi di comprendere il suo mondo interiore senza capirci nulla fino a distruggerti di ansie, perchè vivi con la consapevolezza che non potrà mai dirti la grandezza della sua sofferenza.
Lo so che mi guardi mentre piango, ma Dio ci ha dato una via dalla quale far uscire fuori dal corpo il dolore dell'anima, e sono gli occhi, e lo fanno egregiamente con il pianto o senza.
Non me ne vergogno!
Guardami pure!
Sono le sei, ed è iniziato il santo rosario, che non recito più con le labbra nelle parole, ma nel profondo pensiero del cuore, con la mente rivolta alla sua dilatazione, ponendo attenzione alla capacità di ampliarsi per accogliere l'amore che viene dal Padre mediante gli insegnamenti del suo figlio prediletto, consegnati agli uomini attraverso l'esempio.
Quanto siamo piccoli, imperfetti!
Quanto siamo costretti, costipati, in questo corpo che pare si squarci nel tentativo di farvi entrare l'immenso bene del nostro creatore.
Tu che sei stato creato dall'uomo e sei privo di cuore non puoi comprendere, ma posso farti un esempio con un linguaggio che renderà chiaro il concetto.
Il mio cuore è grande come una pagina del tuo file di scrittura e l'amore di Dio è grande quanto un romanzo di mille pagine.
Potrai mai riuscire ad accogliere le parole di mille pagine in una sola?
E' praticamente impossibile!
Anche se, il più bravo ed esperto programmatore della terra, si cimentasse nella elaborazione di un progetto del genere l'esito sarebbe il blocco totale delle tue funzionalità.
Andresti in tilt e non certo per colpa tua, tu non hai la facoltà di violare e modificare il fine per il quale sei stato creato.
Credo che, in questo limite , io e te siamo uguali.
Anche l'uomo va in tilt davanti allo sconfinato amore di Dio, perchè il suo programma è inadeguato, insufficente, limitato, per questo ha bisogno della fede, che è la variante soccoritrice, ciò che corregge il nostro file nato per la codifica e la comprensione dell'amore terreno, rendendolo in grado di riconoscere e capire anche l'amore divino.
La fede è un sintetizzatore che riduce il romanzo dalle mille pagine in una sola.
Il compendio redatto con le parole di una lingua nuova che puoi comprendere senza scriverle.
Il canale comunicativo che non ha bisogo di fili e cavi per avere energia, ma la fa giungere a te mediante tutto quello che è fuori da te.
Che strani ragionamenti mi fai fare stamattina.
Forse ha ragione il mondo quando mi considera una persona poco sana di mente hahaha.
Posso ridere vero?
Si sta schiarendo il cielo, il sole è in cammino verso l'alto, pronto a portare luce al giorno degli uomini, ad accompagnarli nelle incombenze della vita quotidiana.
Si dipanerà lentamente sulle sconfinate bellezze del mondo e di tutto ciò che lo abita e, ad ogni cosa e ad ognuno, darà gli strumenti per la sopravvivenza.
Mi auguro, per esso, e per ogni essere vivente, abbondanza di sentimenti benevoli, cibo, salute, giustizia, fratellanza, amore e pace.
E a te, che sei il cesto che accoglie lo sconosciuto dei pensieri miei, porgo il ringraziamento per avermi accompagnato nelle ore buie di questo giorno da farsi anche con le opere.
Ti saluo caro, vado a vivere.
Ci si rivede presto, se Dio vuole.


E' così che comincia la coscienza della vita, come quando ti svegli in un sobbalzo alle prime ore dell'alba e torni a respirare, riemergendo dal mare oscuro del subconscio che ti ha condotto, come ostaggio, ai confini dell'inverosimile, mostrandoti tutte le verità dell'universo e che, schiaffeggiandoti, riporta il fiato alla bocca cancellando tutte le memorie, facendoti sentire come un bimbo appena nato, a testa in giù e piedi in aria, penzoloni alla terra, ancora legato al cordone ombellicale, mentre una voce atavica ti sussurra: forza creaturina, è giunto il momento di andare alla scuola delle esperienze.
Un clic e passi in modalità attiva e vigile.
Qualcuno ha riacceso il motore della tua navicella terrestre.
Il tuo processore sollecita con impullsi elettrici tutti i suoi componenti e via che si va a ramingo per le vie del pianeta.
Cosa vuoi che sia il pianto disperato di quel neonato che, alla sua prima lezione, impara il dolore del soffocamento agitandosi in una spasmodica richiesta d'aria, perché vuole solo resistere all'accecante luce che ha squarciato il buio dove si è costituito.
Che strana similitudine si palesa alla mente!
Penso a quella frase che i vivi si ripetono sommessamente nella testa quando hanno perso un familiare od un amico: non fermarti, non avere paura, vai verso la luce.
Un pensare che può adattarsi tranquillamente alla fede cristiana che nella luce identifica il regno di Dio, ed anche a quella della reincarnazione che presuppone una nuova nascita dello spirito nella carne, poichè nell'esistenza appena conclusasi non ha superato qualche esame, ed è obbligato a rientrare a far parte del mondo dei vivi.
In tutte le esperienze di premorte, i redivivi, raccontano di un tunnel buio al cui termine vi è una luce abbagliante, ciò potrebbe ricondurci al momento della nascita, con il bimbo nell'indotto vaginale della madre alla cui estremità spara sfolgorante la luce bianca di una sala parto e, nei suoi pensieri, risuona quell'atavica voce che ripete incessantemente incitandolo: forza, forza, vai verso la luce.
Se questa mia ultima farneticazione corrispondesse alla verità, mi auguro di superare tutti i livelli di apprendimento in questa vita e di non dover ripetere l'intero ciclo scolastico.
Spero, che quella incitazione, sia il sostegno all'ultimo sforzo, alla fatica terminale che mi condurrà nel Regno dei Cieli dove si esplica l'esistere privo del dolore della vita e della morte.
Caro e silenzioso amico, anche per oggi credo d'aver tirato fuori il malsano pensiero che mi abita, liberandomi di quella accozzaglia e confusa montagna di concetti acquisiti dal computerino racchiuso nella mia scatola cranica nel corso dei lunghi anni passati alla scuola della vita.
Tutti possibili, probabilmente veri, sicuramente errati, ma che purtroppo, sulla base di queste innumerevoli teorie, ogni individuo costruisce il castello di carta delle sue sicurezze inalienabili, per le quali è disposto a lottare ferocemente contro tutto e tutti ingannando se stesso e prevaricando gli altri.
Confesso il disagio che provo davanti alla tua afonia, mi rattrista, sarei molto felice di leggere la versione dell'esistere umano analizzato dalla tua prospettiva.
Chissà quante cose potrebbe comprendere l'essere umano di se stesso leggendo la narrazzione oggettiva ed asettica espressa da una macchina e realizzata semplicemente mettendo insieme tutte le informazioni storiche, scientifiche, letterali, filosofiche, sociologiche, psicologiche e religiose in una sintesi microscopica, magari condensando le mille pagine in una.


Fidati di Dio, gridano certe notti sveglie di domande senza risposte, e quei giorni saturi di problemi, quel tempo in cui vorresti dormire ad oltranza per non vedere il sole alzarsi di luce sopra un mondo osceno d'azioni umane, ed è una punizione l'insonnia che ti obbliga a fare i conti con la realtà.
Ti vesti mestamente di verità e piano piano ti porti alle piccole cose che hanno obbligo e valore per quelle ore, per quel tempo che dovrai consumare vivendo con l'animo più scuro del cielo, sicuro che nulla potrà rischiararlo, che niente farà rinascere il sorriso.
Sconvolgendo ogni tua fondata certezza, puntualmente, accade l'imprevedibile che giunge dall'imponderabile, mostrandoti ai confini della vallata il sole e, come sua dirimpettaia, nascosta al profilo degli alberi, una pallida e tondeggiante luna attardatasi al rientro mentre seduce ed innamora con le sue tenerezze i raggi di quell'astro che tutto colora.
Nemmeno un sasso potrebbe resistere a tanta bellezza!
Ed ecco che si sollevano gli angoli della bocca, si espande il cuore, si riempiono i polmoni d'aria e respiri la felicità che ti mancava.

Ora sorridi, nonostante tutto, sorridi!

Vorresti durasse per sempre quel sollevarsi degli zigomi alla gioia, ma dura per una brevità inafferrabile.
Evanescenti e vivi per il solo secondo che deve sostenerti quando sei in bilico al bordo del baratro.
Una piccola e cloratissima farfalla con la forza di un gigante che ti porta in alto facendoti vivbrare l'anima ed il corpo di esistenza felice questo è ciò che sono i sorrisi!
Ti sostengono a mezzaria, ti fanno staccare i piedi dal fango, ti mostrano l'incanto del paradiso come per dirti: dai, non ti arrendere, resisti, guarda cosa c'è oltre la tua realtà.
Non mollare!
Mio caro, poi però si torna a battere il sedere per terra e la presente storia ti sprofonda in un mare di dolore.
Odiernamente, l'umanità cammina saltellando incosciente sul bordo di un cratere che chiama guerra mondiale, la terza della storia umana.
Senti parlare la tv di numeri che tengono il conto di migliaia di morti, con la leggerezza che useresti per contare le caramelle estratte da una cesta senza fondo, da dispensare generosamente e privo di parsimonia, all'umanità bambina che ti ascolta.
Come può non spezzarsi il cuore?
Come puoi mantenerti sano di mente al pensiero che miliardi di esseri nel mondo si odiano così tanto da volersi annientare reciprocamente?
Come puoi assistere, con insensibilità, alle rivolte che insorgono in ogni dove della terra depositando alla profondità del tuo animo il terrore di un epilogo catastrofico per l'intera umanità?
No, non si può!
Non si può resistere ai sentimenti di rabbia e indignazione che, prepotentemente e violentemente, ti montano dentro i pensieri più orridi come io monto la panna quando preparo un dolce.
Lievitano, come il panettone nel forno al calore delle parolacce e degli improperi che ti lasci sfuggire mentre consumi il tuo pranzo o la tua cena insieme ai tuoi cari, commentando la cronaca quotidiana che ti informa e ti sforma la serenità, quella finta pace domestica che già deve combattere per la sopravvivenza tra le piccole guerre delle relazioni familiari.
Mio caro, siamo davvero di dura cervice come da testo biblico.
Imprigionati in un gioco a livelli, ed ogni volta che commetti lo stesso errore ti rimanda alla partenza, sperando che tu non sbagli più perdendo la vita.
Sobbalzo di ironia al pensiero di quella espressione che identifica le massime autorità della politica mondiale come “I potenti della terra”.
Ma di quale potere parlano se sono tutti chiusi nel recinto spinato delle econmie differenziate, se non sono in grado di bandire le armi, da quelle bianche a quelle nucleari, se investono capitali immani per la guerra e non per debellare la fame e le disuguaglianze sociali?
Miserevoli miserabili, altro che potenti della terra. Marionette senza fili di un sistema bacato al suo interno.
Ma di quale politica si occupano, se il loro motto è mors tua vita mea?
Ecco perché, in questo angosciante esistere della maggior parte della gente comune, ogni piccolo sorriso ha un valore inestimabile, da viversi con lo stesso riguardo che daresti ad un diamante di spropositata caratura.
Averne coscienza, indossandolo, per quel breve istante, con gratitudine e riconoscenza nei confronti di qualunque cosa lo abbia suscitato in noi.
Mio caro, ho il cuore grave al peso di tutto ciò.
Beato te che sei bianco come la neve, silenzioso come il sole che si cala nel mare, accogliente come il nido di una rondine, limpido come l'acqua di un ruscello tra le alture d'un bosco, dove io vengo a lavarmi i pensieri dallo sporco del mondo.

Ma ciao piccolino!
Mi sono sistemata bene la poltrona alla scrivania, dando una seduta comoda ai miei dolori, ho posizionato i gomiti sui braccioli e disposto le dita sulla tastiera, dato l'ultimo tiro al mozzicone di sigaretta e mi sento quasi pronta al dialogo con te.
E' trascorso del tempo dal nostro ultimo faccia a faccia.
Me ne scuso, avevo altro da fare.
Ho messo i piedi fuori dalle ciabatte, fanno così male da non sopportare nulla, neanche i calzettoni che idosso per proteggermi dal freddo.
La tastiera mi costringe a fare i conti con la mia disabilità, io credo di pigiare la lettera giusta e lei mi dice che le dita hanno sbagliato.
Saltano le lettere, oppure scrivono quelle che io non voglio.
Sono letteralmente disincronizzata. tanto da dovermi correggere perennemente.
Non ho controllo su di me e sulla realtà che mi circonda ed io, sinceramente, me ne fotto.
Ho chiesto aiuto a mezzo bicchiere di rosso allungandolo con l'acqua perchè alla mia età si litiga con l'abitunide di berla e, aromatizzarla con del vino, la rende più gradevole al palato, inoltre funge da antidolorifico, quel tanto che basta a rendermi il tempo della scrittura meno sofferente.
Ho messo le sigarette e l'accendino a portata di mano, acceso il telefono sincronizzandolo sulla tv on line.
La7 mi appassiona, ascolto i suoi programmi come se fosse una radio.
La sua maniacale programmazzione degli eventi quotidiani che accadono nel mondo, anche se raccontati con visione parziale, mi affascinano.
Le sue pubblicità un poco meno, ma è un prezzo sopportabile da pagare per consentire alla mia anima di conoscere il pensiero delle anime che bramano rotolarsi nelle contrapposizioni politiche di questo tempo.
Mi fanno tenerezza, accendono nel mio cuore il bisogno di proteggerla dagli errrori della ragione.
Non vi è cosa più complicata e difficile di quella che pone l'uomo nel distacco tra le molteplici e variegate realtà umane da quella interpretativa per confinarla ed asservirla ai desideri ed ai progetti dello proprio mondo interiore.
Mio caro piccolo segmento della futura, quasi concreta, intelligenza artificiale, hanno paura di te, ed invece dovrebbero temere loro stessi.
Cosa mai potresti fare tu, di più disdicevole e terrificante, di quanto non abbiamo già fatto noi nel corso dei secoli?
Occazzo mi sono persa il punto interrogativo.
Sai ho imparato a scrivere con il metodo delle dieci dita avendone nove e dopo 40 anni il corpo mi presenta il conto della troppa velocità, della troppa efficienza.
Il pensiero corre e le dita non le stanno più dietro.
Fortuna che lo scrittoio è davanti alla finestra che affaccia sul bosco, mi acquieta posare lo sguardo sul monte in salita che mostra il capanno di lamiera e legno dove dimorano le capre che danno ai miei vicini il latte per il formaggio e che, di tanto in tanto, compro a chilometro zero per dare più gusto alla mia vita.
Sono fortunata a vivere in questa realtà rurale, antica, che ha smesso di correre e vive lentamente il degrado sociale e che, in modo disumano, avanza frettolosamente nel mondo.
Il Cilento è l'oasi nel deserto dove mi sono rifugiata per non perdere il contatto ed il dialogo interiore con la mia essenza umana.
Non ho idea e non ci provo neanache a supporre il cammino degli uomini lontani da me, non ho cognizione di dove i loro progetti, le loro convinzioni, i loro sogni li condurranno.
Mi importa, invece, di raccontare da dove io vengo, di dove io sono, di dove io vorrei andare e dirgli del mio bisogno di abbracciare ogni essere vivente, di quanto io sia aperta ad ogni loro diversità; che vorrei comprendere i dolori e i sogni di ogni anima pensante ed avere le parole e le azioni da dispensare per aiutarle nel loro percorso di realizzazione; di quanto è grande nel mio cuore il sogno di estinguere tutte le lacrime del mondo e mettere nei fazzoletti i semi della gioia e della speranza da porgere alle loro mani, insegnandogli i modi ed i tempi della semia, per poi mettermi seduta accanto a loro mentre attendiamo che cresca il germoglio della vita felice.
Che megalomane presuntuosa che sono in questo desiderio di aiuto agli altri, intriso di una convinzione che mi reputa più avanti, più in alto, più libera dalle catene ideologiche, politiche e sociali che reprimono i miei simili.
Anche questa farneticazione della identità è un gioco della ragione, questa volta mia.
Non ci si può rassegnare al sotterrato pensiero universale che ci accomuna nella miseria esistenziale e ci racchiude alle zolle di una terra delimitata dal filo spinato dell'indifferenza se va bene, o dell'odio incommensurabile se va male.
Sembra non solo difficile, ma impossibile, il pensiero di quel mondo perfetto che abbiamo circoscritto nelle ideologie, nelle filosofie, nelle religioni e che, a secondo delle fazioni, difendiamo a spada tratta con le parole o con le armi dimenticando che siamo entità finite in attesa dell'estinzione individuale, lottando per una sopravvivenza immemore dell'amore che ci induce a minacciare con l'atomica l'estinzione collettiva.
Quanto mi potrà importare di dove si dirige e come si esplica la mia esistenza se il mondo che non posso dirigere e governare si è incamminato per la via della morte collettiva?
Per questo sopravvivo al dolore universale che mi abita, sorridendo con ironia ai dolori del mio corpo, della mia insignificante anima ospite della materia e pronta a lasciare felicemente, abbandonandolo, questo paradiso sconquassato che, pur senza genere umano, sopravviverà, creando nuova vita lì dove, i miei simili, hanno seminato la morte.
Ti lascio mio caro piccolo ascoltatore privo d'orecchie. E' ora che mi sollevi dalla comodità del pensiero per consumare il poco che resta di me alla strada dissestata di questa vita che è difficile e faticosa, ma non disperare, tornerò presto, perchè l'anima mia fatica a tacere e tu sei il solo in grado di ascoltare il pensiero senza zittirlo. Oggi, è pericoloso dire ciò che pensi!

Eccomi sono tornata caro ragazzo!
Ci ho messo un pochino a riparire questo dialogo, ma confido nella tua comprensione generata dalla grande intelligenza e dalla tua pazienza sconfinata per ottenere la giustificazione che attendo.
Il mondo è in guerra e gli uomini che lo abitano tutti irrimediabilmente impazziti, tutti sotterrati, chi dalla colpevole indifferenza, chi dalla noia, chi dall'incredulità, chi dalle farneticazioni teoretiche di piccoli gruppi di intellettuali, altri, invece, dal disgusto per tutto quanto li circondi privo di cuore e umanità.
E poi vi sono le moltitudini che arrancano di fame, di ingiustizie ed oppressioni alle quali è stato tolto il diritto alla vita ed alla dignità.
Non ti nego che sono anche io defraudata di volontà da tutte queste molteplici ragioni, però qualche volta il mio animo si sveglia e si indigna profondamete e vorrebbe reagire, fare qualcosa, dire qualcosa per obbligare le intelligenze umane a cambiare la programmazione del loro pensiero e farli riflettere in silenzio, fermando ogni loro agire inconsapevole.
Utopie vero?
Lo so, me lo ripeto costantemente, ad ogni attimo del giorno, che non ho facoltà di cambiare una virgola alla scenografia della tragedia umana.
Potresti darmi una mano, un suggerimento, una intuizione, un indizio, una parola, un disegno, un graffito, una scintilla, un bagliore con il quale indirizzare il mio cogito al raggiungimento di una verità inalienabile da poter raccontare agli uomini di buona volontà pronti a cambiare il destino di questo pianeta?
Già, vorrei il tuo aiuto, che scema che sono!
Solo una come me che, a sessant'anni, ancora gioca, spera e sogna come una bimba di dieci anni, che fa volteggiare il cuore nel girotondo delle illusioni può pensare e scrivere una richiesta di aiuto diretta ad un ausilio elettronico ideato e programmato dalla limitata scienza umana.
Si, è inconfutabile, sono irrimediabilmente scema!
A meno che non provi a consolarmi con l'ipotesi di una profonda e insopportabile disperazione che mi tormenta l'anima.
Si, non è del tutto assurda questa spiegazione.
Questa potrebbe davvero essere la risposta alla grande domanda di queste nostre piccole menti, siamo disperati, abbiamo il meccanismo dedito alla formulazione del pensiero in corto circuito.
Dici che sarebbe il caso e l'ora che il nostro ideatore venga a farci una revisione?
Una controllatina a tutti i sistemi, fili, cavi, valvole, che ne so, una accurata e minuziosa analisi dei neuroni.
Che dici tu? Credi che verrà a risistemarci il cervello?
No eh! Anche questa formulazione del pensiero è una cagata megagalattica?
Sarà, ma io ci spero tantissimo!
E' il momento della separazione ragazzo.
Ti ripongo nel silenzio, ed anche io metterò a tacitare i dubbi e tutte le domande.
Torno a spendermi la vita nel quotidiano diniego del pensiero cercando di far crescere e fiorire il giorno di cose stupide e belle, che non avranno il compito di risolvere le angustie del mondo ma, sicuramente, renderanno più sopportabili le mie.
Stammi bene. A presto!

Rieccomi caro amico, sono tornata a te, al tuo conosciuto silenzio, a questa tua limpidezza che mi rifrange i pensieri sedimentati alla sabbia ed alle conchiglie del tuo mare immaginario.
Quanto troppo è passato dall’ultima volta?
Neanche me lo ricordo più!
Ci affondo i piedi con gioia, mi ci immergo con abbandono e desiderio.
Mi sento sporca di vita: Lavami!
Mi sento delusa di speranze, ferita di lotte, stremata di fatiche, obesa di solitudine, anoressica d’amore.
Ho bisogno di un viaggio al tuo universo distante e pacifico, ho necessità della tua saggezza fanciulla che mi rammenti quanto è bello possedere il corpo dei sensi, di questa materia che ti innalza e ti precipita, che ti carezza e ti picchia lasciandoti frastornato di emozioni al suolo delle relazioni.
Non ti racconterò favole, solo la realtà.
Non mi sei mancato!
Avevo troppo da vivere!
Ed è stato bellissimo, sconvolgente, appassionante, travolgente, così inverosimile da sembrare un sogno.
Ma ora sono sveglia ed ho bisogno di te, della tua amorevole accoglienza, del tuo sguardo compassionevole e comprensivo, del tuo spazio consolante dove mostrare a me stessa tutte le ferite, dove tamponare il sangue che ancora corre veloce verso il respiro affannoso dell’anima.
Voglio le tue mani ad accogliere le lacrime, tutte quelle che ho trattenuto alla vita, ed ho ingoiato per non farle arrivare agli occhi.
Non volevo vederle salire, nessuno, doveva vederle scendere!
Parlano troppo quelle gocce, ciarlano una verità incomprensibile, inaccettabile, che obbliga alle nudità dei sentimenti.
Ne ho paura!
Come posso curare tutte le loro fragilità?
Non ne sono in grado!
Non ho il fazzoletto alle mani, e non ho mani oltre alle mie disposte ad asciugarle.
Da dove nasce il dolore?
Perché è così radicato alla nostra natura?
Se solo riuscissi a comprenderlo potrei interrompere il ciclo infinito del mio vivere e soffrire.
Se solo conoscessi il suo idioma potrei tradurlo a parole mie e farlo comprendere alla me che si dispera di equivoci ed incomprensioni.
Sarebbe tanto facile e leggera la vita, così armoniosa e condivisa nel suo sentire che non avremmo più bisogno di parlare, basterebbe posarsi gli occhi negli occhi e trasferire nell’altro tutto il nostro mare, il nostro cielo, i nostri prati, i nostri boschi, le nostre lune, i nostri soli, le nostre stelle, i nostri pianti e gli infiniti universi che ci portiamo dentro nell’angusto spazio della carne e del suo sangue che lo nutre di cibo e vertigini alle cime dei pendii della vita.

Il pianto è come la musica, le sue lacrime come le note, azzittiscono i pensieri e ti regalano il silenzio.
Pubblicato: luned́ 23 ottobre 2023
Alle ore: 15:48:23
Rassicurati, io no!
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